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Report - Una Settimana sui Mercati - 31.07.2025
Gaza: tregua tattica e sfida diplomatica tra corridoi umanitari e blocco navale
L’esercito israeliano ha dichiarato una “pausa tattica” quotidiana nelle operazioni militari nella Striscia di Gaza, in vigore dalle 10:00 alle 20:00 (9:00–19:00 in Italia), per consentire un maggior afflusso di aiuti umanitari. Secondo l’IDF, il cessate-fuoco locale si applicherà “ogni giorno fino a nuovo avviso” nelle aree non operative di Al-Mawasi, Deir al-Balah e Gaza City, con l’istituzione di corridoi umanitari protetti per i convogli ONU.
I primi camion carichi di viveri, medicinali e beni di prima necessità hanno già lasciato l’Egitto alla volta di Gaza. Munir Al-Barsh, direttore generale del ministero della Salute di Gaza, ha stigmatizzato ogni ritardo come “un nuovo funerale” e ha chiesto evacuazioni mediche urgenti, oltre all’introduzione immediata di forniture sanitarie e alimentari per evitare che “i bambini muoiano di fame senza latte né medicine”.
Sul fronte diplomatico, il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha sollecitato una revisione della strategia a Gaza, sottolineando alle famiglie degli ostaggi israeliani la necessità di un approccio diverso per rispondere alla crisi umanitaria e ripensare le modalità di intervento sul terreno.
Parallelamente, la ONG pro-palestinese Freedom Flotilla ha tentato per la 37ª volta in 18 anni di infrangere il blocco navale israeliano con la barca Handala. Avvicinatasi alle acque di Gaza la scorsa notte, l’imbarcazione è stata intercettata dall’IDF: 21 attivisti di dieci nazionalità, tra cui lo skipper italiano Tony La Piccirella e il blogger Antonio Mazzeo, sono stati prelevati e imbarcati sulle navi militari. Gli attivisti hanno già annunciato uno sciopero della fame per protestare contro quello che definiscono un “genocidio” e per chiedere ai loro governi di farsi carico della violazione del diritto internazionale.
Partita il 13 luglio da Siracusa e passata per Gallipoli con un carico simbolico di cibo, latte in polvere, medicinali e giocattoli, la Handala aveva superato lo stesso punto in cui, lo scorso 9 giugno, un’altra missione fu dirottata ad Ashdod con a bordo Greta Thunberg e l’europarlamentare Rima Hassan. Nonostante il nuovo fermo, gli organizzatori rivendicano il diritto di rompere “l’assedio illegale” e pretendono un salvacondotto diplomatico per i propri volontari.
.highlighted-paragraph { border: 2px solid #4fbc9a; padding: 15px; font-family: Helvetica, sans-serif; background-color: #f9f9f9; border-radius: 5px; margin: 20px 0; }Ritenete che le pause tattiche quotidiane e i corridoi umanitari aperti da Israele possano davvero alleviare le sofferenze dei civili a Gaza, o servono interventi più decisi e coordinati da parte della comunità internazionale?
La “pausa tattica” voluta da Israele rappresenta un, seppur timido, segnale di apertura verso la sofferenza dei civili palestinesi, ma rischia di restare un rimedio insufficiente senza un impegno più organico e duraturo della comunità internazionale. I corridoi umanitari e le evacuazioni mediche annunciate devono tradursi in interventi concreti sul terreno, altrimenti ogni tregua rischia di rivelarsi solo un breve intervallo tra un bombardamento e l’altro. Solo attraverso un coordinamento globale che ponga al centro i diritti umani, la protezione dei più vulnerabili e il rispetto del diritto internazionale sarà possibile trasformare le parole in un sollievo reale per migliaia di famiglie in cerca di sicurezza e dignità.
*** Il presente testo ha carattere puramente informativo e non costituisce in alcun modo una sollecitazione all'investimento né una raccomandazione di carattere finanziario. Le strategie citate sono esempi teorici e non tengono conto del profilo di rischio individuale. Prima di effettuare qualsiasi operazione finanziaria, è necessario rivolgersi a professionisti abilitati per una consulenza personalizzata che tenga conto della propria situazione patrimoniale, degli obiettivi di investimento e della propensione al rischio. ***

Report - Una Settimana sui Mercati - 22.07.2025
Dazi USA: impatto a macchia di leopardo sulle province italiane
Un’analisi degli ultimi dati Istat sul commercio estero delle province italiane mostra come l’eventuale applicazione di dazi statunitensi colpirebbe in modo disomogeneo il territorio nazionale. Firenze, Milano e Trieste guidano la classifica delle province più penalizzate: nel primo trimestre 2025, l’export verso gli USA ha rappresentato il 26,9% delle vendite all’estero per Firenze, il 12,9% per Milano e addirittura il 42% per Trieste, traducendosi in possibili perdite rispettive di 580, 547 e 366 milioni di euro in caso di dazi al 30%.
Anche altre realtà come L’Aquila (con l’83,5% dell’export diretto negli USA) e Frosinone (28,5%) rischiano ricadute significative, stimabili in 208 e 176 milioni di euro. L’impatto, tuttavia, non sarebbe uniforme: molte province del Sud e delle Isole, dove il peso dell’export verso gli Stati Uniti è marginale, avrebbero conseguenze limitate. A Enna, ad esempio, la perdita sarebbe stata di appena 207mila euro nello stesso periodo. Similmente, l’impatto resterebbe sotto il milione di euro a Caltanissetta, Crotone, Oristano, Cosenza e Viterbo.
L’analisi mette dunque in luce una forte eterogeneità: mentre alcune zone fortemente internazionalizzate rischiano forti perdite, altre risentirebbero solo marginalmente dei nuovi dazi USA, confermando la diversità economica del Paese e la necessità di strategie territoriali differenziate per rispondere a eventuali politiche protezionistiche.
.highlighted-paragraph { border: 2px solid #4fbc9a; padding: 15px; font-family: Helvetica, sans-serif; background-color: #f9f9f9; border-radius: 5px; margin: 20px 0; }Considerando le rilevanti differenze emerse tra le province italiane nell’impatto dei dazi USA, secondo te quali dovrebbero essere le strategie delle amministrazioni locali e delle imprese per affrontare queste nuove sfide nel commercio internazionale?
I dati evidenziano come l’introduzione di dazi USA possa influire in modo molto diverso sulle province italiane, accentuando le fragilità di alcuni territori con forte vocazione all’export verso gli Stati Uniti e lasciando relativamente indenni le aree meno esposte. Questa disparità sottolinea l’importanza di politiche mirate sia a livello nazionale che locale, per tutelare il tessuto produttivo e favorire una maggiore diversificazione dei mercati. Solo una strategia differenziata e attenta alle specificità territoriali potrà garantire resilienza e competitività alle imprese italiane in uno scenario internazionale sempre più incerto.
*** Il presente testo ha carattere puramente informativo e non costituisce in alcun modo una sollecitazione all'investimento né una raccomandazione di carattere finanziario. Le strategie citate sono esempi teorici e non tengono conto del profilo di rischio individuale. Prima di effettuare qualsiasi operazione finanziaria, è necessario rivolgersi a professionisti abilitati per una consulenza personalizzata che tenga conto della propria situazione patrimoniale, degli obiettivi di investimento e della propensione al rischio. ***

Report - Una Settimana sui Mercati - 17.07.2025
Le aziende di Stato volano con i venti di guerra: difesa ed energia spingono il tesoro a 90 miliardi
Mentre l'articolo 11 della Costituzione sancisce il ripudio della guerra da parte dell'Italia, la Borsa di Milano racconta una storia diversa, dove le tensioni geopolitiche si traducono in guadagni spettacolari. Il primo semestre del 2025 ha visto le partecipate pubbliche trasformarsi nelle protagoniste assolute di Piazza Affari, con una performance trainata principalmente dai colossi del settore della Difesa e dell'Energia. Un'analisi del centro studi CoMar rivela che il valore della quota detenuta dallo Stato in queste società ha raggiunto la cifra record di quasi 90 miliardi di euro.
In testa alla classifica per crescita si posiziona Fincantieri. Il titolo della società cantieristica, che oltre alle navi da crociera è un fornitore chiave di fregate militari e che ha recentemente ampliato il suo raggio d'azione acquisendo da Leonardo il settore strategico della difesa subacquea (inclusa la produzione di siluri), ha registrato un'incredibile crescita del 129,59% nei primi sei mesi dell'anno. Per gli investitori della prima ora, il guadagno è ancora più impressionante: dal collocamento in borsa nel 2014 a 0,78 euro, oggi l'azione vale circa 16 euro, un valore più di 20 volte superiore.
Non è un caso che al secondo posto si trovi Leonardo, la holding pubblica della difesa. Con un incremento del 77,67% nel semestre, il titolo prosegue una corsa iniziata con l'invasione russa dell'Ucraina. Nel gennaio 2022, prima del conflitto, un'azione Leonardo valeva meno di 6 euro; oggi viaggia intorno ai 47 euro, segnando un progresso complessivo del 650% dall'inizio delle ostilità.
Le turbolenze internazionali hanno avuto un impatto significativo anche sul settore energetico. Italgas si distingue con un aumento del 33,66%, seguita da Snam, che segna un progresso superiore al 20%. Anche Enel, definita il "pezzo forte" delle partecipazioni statali, mostra una solida crescita del 19,23%.
Secondo l'analisi di CoMar, il clima di incertezza internazionale ha messo il turbo alle 13 principali società pubbliche esaminate, spingendo la loro capitalizzazione complessiva a oltre 263 miliardi di euro, con un aumento di 42 miliardi solo negli ultimi sei mesi. Questo patrimonio, che rappresenta il 28% dell'intero listino di Piazza Affari, non solo rafforza le casse dello Stato azionista ma riaccende il dibattito sul potenziale, finora solo discusso, di future privatizzazioni.
.highlighted-paragraph { border: 2px solid #4fbc9a; padding: 15px; font-family: Helvetica, sans-serif; background-color: #f9f9f9; border-radius: 5px; margin: 20px 0; }Alla luce del boom delle partecipate pubbliche a Piazza Affari nel primo semestre del 2025, con una capitalizzazione complessiva di oltre 263 miliardi di euro e una quota del Tesoro che sfiora i 90 miliardi, ha senso investire in azioni di aziende pubbliche legate a settori strategici come Difesa ed Energia, considerando le tensioni geopolitiche come un fattore di crescita, o preferiresti settori meno influenzati da dinamiche internazionali?
Se sta considerando di entrare nel mercato azionario o di diversificare il suo portafoglio, questo potrebbe essere il momento opportuno per analizzare da vicino le partecipate pubbliche. Un consiglio pratico è quello di iniziare con una ricerca approfondita sui titoli dei settori Difesa ed Energia, come Fincantieri, Leonardo ed Enel, che hanno dimostrato resilienza e una crescita straordinaria anche in contesti di incertezza globale.
*** Il presente testo ha carattere puramente informativo e non costituisce in alcun modo una sollecitazione all'investimento né una raccomandazione di carattere finanziario. Le strategie citate sono esempi teorici e non tengono conto del profilo di rischio individuale. Prima di effettuare qualsiasi operazione finanziaria, è necessario rivolgersi a professionisti abilitati per una consulenza personalizzata che tenga conto della propria situazione patrimoniale, degli obiettivi di investimento e della propensione al rischio. ***

Report - Una Settimana sui Mercati - 11.07.2025
Meloni tra Trump e l'Europa: l'ultima mediazione su guerra e dazi in vista della scadenza del 9 luglio
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è impegnata in una delicata mediazione tra Donald Trump e l'Unione Europea, incentrata sulle questioni del conflitto in Ucraina e, in particolare, sulla controversia dei dazi commerciali. Una recente conversazione telefonica tra Meloni e l'ex Presidente statunitense ha evidenziato una posizione "abbottonata" di Trump in merito ai balzelli doganali con Bruxelles. Le parti si sono accordate per un nuovo contatto prima del 9 luglio, data considerata uno spartiacque per la definizione della questione daziaria.
Da Palazzo Chigi si registra un crescente pessimismo riguardo alla possibilità di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti entro la scadenza, con voci insistenti su potenziali dazi del 17% che potrebbero colpire duramente i prodotti agricoli italiani. La strategia di massimo riserbo adottata dalla Commissione Europea e dal negoziatore Maros Sefcovic ha indotto la Premier Meloni a mantenere un profilo basso. Nel frattempo, fonti di Bruxelles esprimono preoccupazione per la tattica di Trump di inviare lettere con differenti importi di dazi a vari Paesi, creando un clima di incertezza tra i 27 Stati membri.
Nonostante le difficoltà, la Presidente Meloni intende ribadire a Trump l'importanza dell'unità transatlantica di fronte alle sfide geopolitiche. La Premier è consapevole della ferma volontà dell'ex Presidente di rilanciare la manifattura e la produzione statunitense. Si prevede che Meloni possa sentire anche la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, la quale dovrà consultarsi con i leader europei prima di assumere decisioni definitive in merito alla complessa trattativa.
.highlighted-paragraph { border: 2px solid #4fbc9a; padding: 15px; font-family: Helvetica, sans-serif; background-color: #f9f9f9; border-radius: 5px; margin: 20px 0; }Alla luce delle delicate mediazioni di Giorgia Meloni con Donald Trump sui dazi e delle incertezze che gravano sugli scambi commerciali con l'Europa, in particolare per il Made in Italy, come pensate che queste dinamiche geopolitiche e le possibili nuove tassazioni possano influenzare le future strategie di investimento delle aziende italiane?
La complessa partita tra dazi e diplomazia, orchestrata da figure come Giorgia Meloni in dialogo con Donald Trump, evidenzia l'urgente necessità per le imprese, specialmente quelle del Made in Italy, di adottare strategie proattive. In un contesto di crescente incertezza geopolitica e fluttuazioni commerciali, diversificare i mercati di sbocco e investire in tecnologie che aumentino l'efficienza produttiva e riducano la dipendenza da singole catene di approvvigionamento non sono più opzioni, ma imperativi per salvaguardare la competitività e la resilienza del nostro sistema economico. La capacità di adattarsi rapidamente ai mutamenti dello scenario globale, trasformando le sfide in opportunità, sarà la vera chiave per navigare con successo in questo mare di incertezze.
*** Il presente testo ha carattere puramente informativo e non costituisce in alcun modo una sollecitazione all'investimento né una raccomandazione di carattere finanziario. Le strategie citate sono esempi teorici e non tengono conto del profilo di rischio individuale. Prima di effettuare qualsiasi operazione finanziaria, è necessario rivolgersi a professionisti abilitati per una consulenza personalizzata che tenga conto della propria situazione patrimoniale, degli obiettivi di investimento e della propensione al rischio. ***

Report - Una Settimana sui Mercati - 03.07.2025
La difficile transizione sostenibile dell'automotive europeo: tra ambizioni e realtà industriali
Il settore automobilistico europeo sta affrontando una profonda trasformazione, caratterizzata da incertezze e contraddizioni tra gli ambiziosi obiettivi ambientali e la complessa realtà industriale. Andrea Montermini di Efeso Management Consultants evidenzia come la strategia attuale, incentrata sui veicoli elettrici a batteria (BEV) con l'obiettivo UE di emissioni zero entro il 2035, sia criticabile per la sua rigidità. Sorprendentemente, solo pochi marchi si sono impegnati a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2030, mentre la maggior parte punta a traguardi tra il 2040 e il 2050.
La vera sfida per la sostenibilità, secondo Montermini, risiede nelle emissioni Scope 3, quelle indirette generate lungo l'intera catena di fornitura e durante l'uso del veicolo. Per i produttori di massa, queste emissioni "a valle" possono costituire fino all'80% dell'impatto complessivo del veicolo, mentre per le auto di nicchia si attestano tra il 35% e il 45%, un dettaglio cruciale che influenza le strategie di riduzione. L'introduzione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSDR) complica ulteriormente il quadro, estendendo l'obbligo di rendicontazione delle emissioni anche ad aziende extra-UE operanti nel mercato europeo.
La transizione è ostacolata anche da barriere economiche concrete: l'alluminio secondario, pur riducendo le emissioni, costa fino al 10% in più del primario, e il riciclo delle batterie al litio in Europa è il 70% più costoso rispetto alla Cina. Montermini critica la strategia BEV-centrica dell'UE, evidenziando che una batteria al litio "non è necessariamente più verde" e che molti veicoli elettrici non superano i 100.000 km di utilizzo effettivo, un ciclo di vita più simile a quello dell'elettronica di consumo che ai 300.000 km progettati per la mobilità, con "effetti devastanti" sull'analisi del ciclo di vita (LCA). Questa visione è contrapposta ad approcci come quello di Toyota, che punta su ibrido e celle a combustibile.
Infine, la decisione industriale è spesso dettata dai costi, non dalla CO2, e i costruttori stessi ammettono di non potersi permettere di "guardare al carbon footprint" al momento. Montermini suggerisce di posticipare l'obiettivo del 2035 al 2040 e di adottare una vera neutralità tecnologica che includa diverse soluzioni, poiché un'auto da città ha esigenze diverse da un veicolo per lunghi spostamenti, esortando a "guardare ai risultati, non all'ideologia".
.highlighted-paragraph { border: 2px solid #4fbc9a; padding: 15px; font-family: Helvetica, sans-serif; background-color: #f9f9f9; border-radius: 5px; margin: 20px 0; }Quali sono le implicazioni a lungo termine, sia per l'industria automobilistica europea che per l'ambiente globale, di una strategia normativa che privilegia rigidamente una singola tecnologia (BEV) rispetto a un approccio di "neutralità tecnologica" più flessibile, specialmente alla luce delle sfide legate alla produzione, al costo e al ciclo di vita effettivo dei veicoli elettrici evidenziate nel testo?
In conclusione, la trasformazione dell'automotive europeo si conferma un percorso denso di sfide, dove l'ambizione ambientale si scontra con una realtà industriale complessa e, spesso, dettata da logiche di costo. L'analisi di Montermini evidenzia come un approccio puramente "BEV-centrico" possa rivelarsi limitante e potenzialmente controproducente, sia per la sostenibilità economica che per quella ambientale complessiva.
Le istituzioni europee dovrebbero adottare un quadro normativo più flessibile e tecnologicamente neutrale, che riconosca e incentivi una pluralità di soluzioni innovative (BEV, ibridi, fuel cell, e-fuels) basate sulla loro efficacia reale e sul loro impatto olistico sul ciclo di vita. Per le aziende, ciò significa integrare fin dalla progettazione la riduzione delle emissioni Scope 3 e investire in processi produttivi più efficienti, anche se inizialmente più costosi, collaborando attivamente lungo tutta la filiera. Solo così si potrà garantire che la transizione non sia solo un esercizio ideologico, ma un motore di competitività e una via concreta verso una sostenibilità duratura per l'intero settore.
*** Il presente testo ha carattere puramente informativo e non costituisce in alcun modo una sollecitazione all'investimento né una raccomandazione di carattere finanziario. Le strategie citate sono esempi teorici e non tengono conto del profilo di rischio individuale. Prima di effettuare qualsiasi operazione finanziaria, è necessario rivolgersi a professionisti abilitati per una consulenza personalizzata che tenga conto della propria situazione patrimoniale, degli obiettivi di investimento e della propensione al rischio. ***